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Edizione provvisoria

SENTENZA DELLA CORTE (Quarta Sezione)

27 febbraio 2020 (*)

«Rinvio pregiudiziale – Articolo 49 TFUE – Libertà di stabilimento – Normativa tributaria – Imposta sulle società – Trasferimento della sede della direzione effettiva di una società in uno Stato membro diverso da quello in cui la società è stata costituita – Trasferimento di residenza fiscale verso tale altro Stato membro – Normativa nazionale che non consente di far valere la perdita fiscale originatasi nello Stato membro di costituzione prima del trasferimento della sede»

Nella causa C-405/18,

avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte, ai sensi dell’articolo 267 TFUE, dal Nejvyšší správní soud (Corte suprema amministrativa, Repubblica ceca), con decisione del 31 maggio 2018, pervenuta in cancelleria il 19 giugno 2018, nel procedimento

AURES Holdings a.s.

contro

Odvolací finanční ředitelství,

LA CORTE (Quarta Sezione),

composta da M. Vilaras, presidente di sezione, S. Rodin, D. Šváby, K. Jürimäe (relatrice) e N. Piçarra, giudici,

avvocato generale: J. Kokott

cancelliere: C. Strömholm, amministratrice

vista la fase scritta del procedimento e in seguito all’udienza del 12 giugno 2019,

considerate le osservazioni presentate:

–        per la AURES Holdings a.s., da M. Olík, advokát;

–        per il governo ceco, da M. Smolek, J. Vláčil e O. Serdula, in qualità di agenti;

–        per il governo tedesco, inizialmente da J. Möller, R. Kanitz e T. Henze, successivamente da J. Möller e R. Kanitz, in qualità di agenti;

–        per il governo spagnolo, da S. Jiménez García, in qualità di agente;

–        per il governo francese, da E. de Moustier e C. Mosser, in qualità di agenti;

–        per il governo italiano, da G. Palmieri, in qualità di agente, assistita da P. Gentili, avvocato dello Stato;

–        per il governo dei Paesi Bassi, da M.K. Bulterman, H.S. Gijzen e L. Noort, in qualità di agenti;

–        per il governo svedese, da C. Meyer-Seitz, A. Falk, H. Shev, J. Lundberg e H. Eklinder, in qualità di agenti;

–        per il governo del Regno Unito, inizialmente da R. Fadoju e F. Shibli, successivamente da quest’ultimo, in qualità di agenti, assistiti da B. McGurk, D. Yates e L. Ruxandu, barristers;

–        per la Commissione europea, da M. Salyková, N. Gossement, H. Støvlbæk e L. Malferrari, in qualità di agenti,

sentite le conclusioni dell’avvocato generale, presentate all’udienza del 17 ottobre 2019,

ha pronunciato la seguente

Sentenza

1        La domanda di pronuncia pregiudiziale verte sull’interpretazione degli articoli 49, 52 e 54 TFUE.

2        Tale domanda è stata presentata nell’ambito di una controversia tra la AURES Holdings a.s. e l’Odvolací finanční ředitelství (direzione finanziaria d’appello, Repubblica ceca; in prosieguo: la «direzione d’appello») in merito al rifiuto da parte di quest’ultima di consentire a tale società di dedurre una perdita fiscale originatasi in uno Stato membro diverso dalla Repubblica ceca.

 Contesto normativo

3        L’articolo 34 del zákon č. 586/1992 Sb., o daních z příjmů (legge n. 586/1992 sull’imposta sui redditi), nella versione applicabile ai fatti di cui al procedimento principale (in prosieguo: la «legge sull’imposta sui redditi»), intitolato «Voci deducibili dalla base imponibile», al paragrafo 1 prevede quanto segue:

«Può essere dedotta dalla base imponibile la perdita fiscale originatasi e calcolata per il periodo d’imposta precedente, o una sua parte, e ciò al più tardi nei cinque periodi di imposta immediatamente successivi al periodo in cui la perdita fiscale è stata calcolata. (...)».

4        Ai sensi dell’articolo 38n, paragrafi 1 e 2, di tale legge, intitolato «Perdite fiscali»:

«(1)      Se le spese (costi), i cui importi siano stati adeguati conformemente all’articolo 23, risultano superiori ai redditi adeguati conformemente al medesimo articolo, la differenza constatata corrisponde a una perdita fiscale.

(2)      La perdita fiscale è disciplinata in modo analogo all’imposta. Tuttavia, la perdita fiscale originatasi e calcolata in relazione a una società soggetta ad imposta sciolta senza liquidazione non è trasferita al suo successore legale, salvo quanto previsto dall’articolo 23a, paragrafo 5, lettera b), e dall’articolo 23c, paragrafo 8, lettera b). La perdita fiscale è calcolata dall’amministrazione tributaria. La riduzione di una perdita fiscale segue mutatis mutandis la stessa procedura della maggiorazione d’imposta. L’aumento di una perdita fiscale segue mutatis mutandis la stessa procedura degli sgravi fiscali. L’importo della perdita fiscale viene arrotondato per eccesso».

 Procedimento principale e questioni pregiudiziali

5        La AURES Holdings, già AAA Auto International a.s., è subentrata alla AAA Auto Group NV (in prosieguo, congiuntamente: la «Aures»), una società costituita ai sensi del diritto dei Paesi Bassi, la cui sede sociale e la cui sede della direzione effettiva si trovavano nei Paesi Bassi, il che la rendeva residente fiscale in tale Stato.

6        Nel periodo d’imposta 2007 la Aures ha subìto, nei Paesi Bassi, una perdita di importo pari a EUR 2 792 187, che è stata calcolata dall’amministrazione tributaria dei Paesi Bassi secondo la normativa tributaria di tale Stato.

7        Il 1° gennaio 2008 la Aures ha istituito, nella Repubblica ceca, una succursale che, secondo il diritto ceco, costituisce una stabile organizzazione di tale società priva di personalità giuridica propria e la cui attività è imponibile in tale Stato membro.

8        Il 1° gennaio 2009 la Aures ha trasferito la sede della propria direzione effettiva dai Paesi Bassi alla Repubblica ceca e, segnatamente, all’indirizzo della succursale summenzionata. A seguito di tale trasferimento, la Aures ha altresì trasferito la propria residenza fiscale dai Paesi Bassi alla Repubblica ceca, a decorrere dalla stessa data. Attualmente, essa svolge tutte le sue attività mediante la medesima succursale.

9        Per contro, la Aures ha mantenuto la sua sede sociale e la sua iscrizione nel registro delle imprese di Amsterdam (Paesi Bassi). Per quanto riguarda i suoi rapporti interni, ad essa continua infatti ad applicarsi il diritto dei Paesi Bassi.

10      In considerazione di tale trasferimento della sede della direzione effettiva e, quindi, della residenza fiscale, la Aures ha chiesto all’autorità tributaria ceca di poter dedurre dalla base imponibile dell’imposta sulle società che era tenuta a versare per il periodo d’imposta 2012 la perdita originatasi nei Paesi Bassi nel periodo d’imposta 2007.

11      In esito a un procedimento di chiarimento e di regolamentazione, avviato il 19 marzo 2014, l’amministrazione tributaria ceca ha ritenuto che tale perdita non potesse essere fatta valere quale voce deducibile dalla base imponibile ai sensi dell’articolo 38n della legge sull’imposta sui redditi. Secondo tale amministrazione, la Aures, in quanto residente fiscale nella Repubblica ceca, è soggetta ad imposta a titolo dei suoi redditi mondiali conformemente alla normativa tributaria ceca. Tuttavia, essa potrebbe dedurre dalla base imponibile soltanto una perdita derivante da un’attività economica svolta nella Repubblica ceca e che sia stata determinata conformemente alle disposizioni della legge sull’imposta sui redditi, dal momento che tale legge non regolerebbe la deduzione di una perdita fiscale in caso di cambiamento di residenza fiscale e non consentirebbe il trasferimento di una simile perdita da uno Stato membro diverso dalla Repubblica ceca.

12      Pertanto, l’amministrazione tributaria ceca, con avviso di accertamento dell’11 settembre 2014, ha accertato l’imposta sulle società dovuta dalla Aures per il periodo d’imposta 2012 senza dedurre, dalla base imponibile di tale imposta, la perdita originatasi nel periodo d’imposta 2007.

13      La Aures ha proposto reclamo avverso tale avviso di accertamento, che è stato respinto dalla direzione d’appello, e, successivamente, un ricorso dinanzi al Městský soud v Praze (Corte regionale di Praga capitale, Repubblica ceca), anch’esso respinto.

14      L’amministrazione tributaria ceca, la direzione d’appello e il Městský soud v Praze (Corte regionale di Praga capitale), da un lato, hanno rilevato che né la legge sull’imposta sui redditi né la convenzione conclusa, il 22 novembre 1974, tra la Repubblica socialista cecoslovacca e il Regno dei Paesi Bassi diretta a evitare la doppia imposizione e a prevenire l’evasione fiscale in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, nella sua versione in vigore al 31 maggio 2013, consentivano il trasferimento transfrontaliero di una perdita fiscale in occasione di un trasferimento della sede della direzione effettiva di una società, fatte salve ipotesi specifiche che non ricorrevano nella fattispecie. Le disposizioni generali contenute agli articoli 34 e 38n di tale legge non consentirebbero la deduzione di una perdita che non sia stata determinata sulla base della normativa ceca.

15      Dall’altro lato, le autorità e l’organo giurisdizionale succitati hanno ritenuto che, contrariamente agli argomenti della Aures, l’impossibilità di dedurre la perdita di cui trattasi non fosse contraria alla libertà di stabilimento. A loro avviso, le sentenze del 13 dicembre 2005, Marks & Spencer (C-446/03, EU:C:2005:763), del 29 novembre 2011, National Grid Indus (C-371/10, EU:C:2011:785), nonché del 21 febbraio 2013, A (C-123/11, EU:C:2013:84), invocate dalla Aures, riguardavano situazioni oggettivamente diverse da quelle oggetto del procedimento principale. Facendo riferimento alla sentenza del 15 maggio 2008, Lidl Belgium (C-414/06, EU:C:2008:278), la direzione d’appello ha ritenuto che, nella fattispecie oggetto del procedimento principale, sussistesse un rischio reale di una doppia deduzione della perdita fiscale originatasi nel periodo d’imposta 2007.

16      La Aures ha proposto ricorso per cassazione avverso la decisione del Městský soud v Praze (Corte regionale di Praga capitale) dinanzi al Nejvyšší správní soud (Corte suprema amministrativa, Repubblica ceca).

17      Dinanzi a tale giudice la Aures sostiene che il trasferimento transfrontaliero della sua sede della direzione effettiva rientra nell’esercizio della libertà di stabilimento e che l’impossibilità, per essa, di dedurre nella Repubblica ceca la perdita originatasi nel periodo d’imposta 2007, perdita che essa non può più far valere nei Paesi Bassi, costituisce una restrizione ingiustificata di tale libertà.

18      Detto giudice sottolinea che la legge sull’imposta sui redditi non consente a una società che, come la Aures, abbia trasferito, nella Repubblica ceca, la sede della propria direzione effettiva da un altro Stato membro, di far valere una perdita fiscale originatasi in quest’ultimo Stato. Un trasferimento di perdita fiscale sarebbe possibile soltanto nell’ambito delle operazioni transfrontaliere specificamente disciplinate da tale legge, le quali non rilevano nella controversia oggetto del procedimento principale.

19      Per risolvere la controversia principale, il giudice del rinvio ritiene pertanto necessario esaminare gli argomenti relativi alla libertà di stabilimento.

20      A tal riguardo, da un lato, occorrerebbe stabilire se tale libertà sia applicabile a un caso di trasferimento transfrontaliero della sede della direzione effettiva di una società.

21      Dall’altro lato, occorrerebbe esaminare se una normativa nazionale, che non consenta a una società di far valere, nello Stato membro ospitante, una perdita originatasi nello Stato membro di origine prima del trasferimento della sede della sua direzione effettiva verso lo Stato membro ospitante, sia compatibile con detta libertà. Pur rilevando che il settore delle imposte dirette, in linea di principio, non è oggetto di armonizzazione e che gli Stati membri sono sovrani in tale materia, il giudice nazionale si chiede se tale stessa libertà comporti che il trasferimento della residenza fiscale da uno Stato membro verso un altro Stato membro debba sempre essere neutro sul piano fiscale.

22      In siffatto contesto, il Nejvyšší správní soud (Corte suprema amministrativa) ha deciso di sospendere il procedimento e di sottoporre alla Corte le seguenti questioni pregiudiziali:

«1)      Se il mero trasferimento della sede della direzione di una società da uno Stato membro ad un altro Stato membro possa essere fatto senz’altro rientrare nella nozione di libertà di stabilimento ai sensi dell’articolo 49 [TFUE].

2)      In caso di risposta affermativa alla prima questione, se sia contraria agli articoli 49, 52 e 54 [TFUE] una normativa nazionale che non consenta ad un soggetto passivo di un altro Stato membro, in caso di trasferimento nella Repubblica ceca del luogo di esercizio dell’attività imprenditoriale o della sede della direzione, di far valere la perdita fiscale originatasi nel suddetto altro Stato membro».

 Sulle questioni pregiudiziali

 Sulla prima questione

23      Con la prima questione il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se l’articolo 49 TFUE debba essere interpretato nel senso che una società costituita secondo il diritto di uno Stato membro, che trasferisca in un altro Stato membro la sede della propria direzione effettiva senza che tale trasferimento incida sul suo status di società costituita secondo il diritto del primo Stato membro, possa avvalersi di tale articolo al fine di contestare il rifiuto, nell’altro Stato membro, del riporto delle perdite anteriori a detto trasferimento.

24      A tal riguardo, occorre rilevare che l’articolo 49 TFUE, in combinato disposto con l’articolo 54 TFUE, accorda il beneficio della libertà di stabilimento alle società costituite in conformità alla legislazione di uno Stato membro e con la sede sociale, l’amministrazione centrale o il centro di attività principale all’interno dell’Unione europea.

25      In particolare, la Corte ha già dichiarato che una società costituita secondo il diritto di uno Stato membro, che trasferisce in un altro Stato membro la sede della propria direzione effettiva, senza che un siffatto trasferimento incida sul suo status di società del primo Stato membro, può invocare l’articolo 49 TFUE al fine, in particolare, di mettere in discussione gli effetti fiscali collegati a tale trasferimento nello Stato membro di origine (v., in tal senso, sentenza del 29 novembre 2011, National Grid Indus, C-371/10, EU:C:2011:785, punto 33).

26      Analogamente, una società siffatta può, in tali circostanze, avvalersi dell’articolo 49 TFUE al fine di mettere in discussione il trattamento fiscale riservatole dallo Stato membro verso il quale trasferisce la sede della propria direzione effettiva. Il trasferimento transfrontaliero di tale sede rientra, pertanto, nell’ambito di applicazione di tale articolo.

27      Qualsiasi altra interpretazione contrasterebbe, infatti, con la formulazione stessa delle disposizioni del diritto dell’Unione in tema di libertà di stabilimento, le quali mirano, in particolare, ad assicurare il beneficio della disciplina nazionale nello Stato membro ospitante (v., in tal senso, sentenze dell’11 marzo 2004, de Lasteyrie du Saillant, C-9/02, EU:C:2004:138, punto 42, nonché del 12 giugno 2018, Bevola e Jens W. Trock, C-650/16, EU:C:2018:424, punto 16).

28      Alla luce delle considerazioni sin qui svolte, occorre rispondere alla prima questione dichiarando che l’articolo 49 TFUE deve essere interpretato nel senso che una società costituita secondo il diritto di uno Stato membro, che trasferisca in un altro Stato membro la sede della propria direzione effettiva senza che tale trasferimento incida sul suo status di società costituita secondo il diritto del primo Stato membro, può fondarsi su tale articolo al fine di contestare il rifiuto del riporto delle perdite anteriori a detto trasferimento oppostole nell’altro Stato membro.

 Sulla seconda questione

29      Il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se l’articolo 49 TFUE debba essere interpretato nel senso che osta alla normativa di uno Stato membro che esclude la possibilità per una società, che abbia trasferito la sede della propria direzione effettiva e, quindi, la sua residenza fiscale in tale Stato membro, di far valere una perdita fiscale originatasi, prima di tale trasferimento, in un altro Stato membro, nel quale essa conserva la propria sede sociale.

30      La libertà di stabilimento, riconosciuta ai cittadini dell’Unione dall’articolo 49 TFUE, comprende, ai sensi dell’articolo 54 TFUE, per le società costituite conformemente alla legislazione di uno Stato membro e aventi la sede sociale, l’amministrazione centrale o il centro di attività principale all’interno dell’Unione, il diritto di svolgere la loro attività in un altro Stato membro mediante una controllata, una succursale o un’agenzia.

31      Come ricordato al punto 27 della presente sentenza, le disposizioni del diritto dell’Unione relative alla libertà di stabilimento mirano, in particolare, ad assicurare il beneficio del trattamento nazionale nello Stato membro ospitante.

32      Per contro, il Trattato non garantisce a una società rientrante nell’ambito di applicazione dell’articolo 54 TFUE che il trasferimento della sede della propria direzione effettiva da uno Stato membro ad un altro sia neutro sotto il profilo fiscale. Tenuto conto delle differenze tra le legislazioni degli Stati membri in tale materia, un trasferimento del genere può, secondo i casi, essere più o meno favorevole o sfavorevole per una società sul piano fiscale. La libertà di stabilimento non può quindi essere intesa nel senso che uno Stato membro sia obbligato a determinare le proprie norme tributarie in funzione di quelle di un altro Stato membro, al fine di garantire, in ogni situazione, una tassazione che elimini qualsivoglia disparità derivante dalle normative tributarie nazionali (sentenza del 29 novembre 2011, National Grid Indus, C-371/10, EU:C:2011:785, punto 62 e giurisprudenza ivi citata).

33      Nel caso di specie, occorre rilevare che la possibilità offerta dal diritto di uno Stato membro a una società residente di far valere perdite originatesi in tale Stato membro nel corso di un determinato periodo d’imposta, affinché tali perdite siano dedotte dall’utile imponibile realizzato da tale società nel corso di periodi d’imposta successivi, costituisce un vantaggio fiscale.

34      Il fatto di escludere dal beneficio di tale vantaggio le perdite che una società, residente in uno Stato membro, ma costituita in forza del diritto di un altro Stato membro, ha subito in tale altro Stato membro nel corso di un periodo d’imposta durante il quale essa era ivi residente, mentre tale beneficio è concesso a una società residente nel primo Stato membro che abbia subito perdite in tale Stato, nel corso dello stesso periodo, costituisce una differenza di trattamento fiscale.

35      A causa di tale differenza di trattamento, una società costituita in forza del diritto di uno Stato membro potrebbe essere dissuasa dal trasferire la sede della propria direzione effettiva in un altro Stato membro al fine di esercitarvi le proprie attività economiche.

36      Una differenza di trattamento del genere, derivante dalla normativa tributaria di uno Stato membro a svantaggio delle società che esercitino la propria libertà di stabilimento, può essere ammessa solo se riguarda situazioni che non sono oggettivamente comparabili o se è giustificata da un motivo imperativo di interesse generale (sentenze del 17 luglio 2014, Nordea Bank Danmark, C-48/13, EU:C:2014:2087, punto 23, e del 17 dicembre 2015, Timac Agro Deutschland, C-388/14, EU:C:2015:829, punto 26).

37      Per quanto riguarda la prima ipotesi indicata al punto precedente della presente sentenza, occorre ricordare che, secondo la giurisprudenza della Corte, la comparabilità di una situazione transfrontaliera con una situazione interna deve essere esaminata tenendo conto dell’obiettivo perseguito dalle disposizioni nazionali in questione (sentenza del 12 giugno 2018, Bevola e Jens W. Trock, C-650/16, EU:C:2018:424, punto 32 e giurisprudenza ivi citata).

38      Nel caso di specie, dagli atti di causa a disposizione della Corte e con riserva di verifica da parte del giudice del rinvio risulta che, prevedendo che una società non possa far valere, nello Stato membro in cui risiede attualmente, le perdite originatesi nel corso di un periodo d’imposta in cui aveva la residenza fiscale in un altro Stato membro, la normativa ceca mira, in sostanza, a preservare la ripartizione del potere impositivo tra gli Stati membri e a prevenire i rischi di doppia deduzione delle perdite.

39      Alla luce di una misura che persegue siffatti obiettivi, si deve ritenere che non si trovino, in linea di principio, in una situazione comparabile una società residente in uno Stato membro che ha subito perdite in tale Stato e una società che ha trasferito la sede della sua direzione effettiva e, quindi, la sua residenza fiscale in tale Stato membro dopo aver subito perdite durante un periodo d’imposta nel corso del quale essa era residente fiscale in un altro Stato membro, senza essere affatto presente nel primo Stato membro.

40      Infatti, la situazione di una società che effettua un trasferimento siffatto è soggetta in successione alla competenza fiscale di due Stati membri, vale a dire, da un lato, lo Stato membro di origine, per il periodo d’imposta nel corso del quale le perdite sono emerse, e, dall’altro, lo Stato membro ospitante, per il periodo d’imposta nel corso del quale tale società chiede la deduzione di tali perdite.

41      Ne consegue che, in assenza di una competenza fiscale dello Stato membro ospitante per il periodo d’imposta nel corso del quale sono emerse le perdite di cui trattasi, la situazione di una società, che ha trasferito la propria residenza fiscale in tale Stato membro e, successivamente, fa valere in quest’ultimo perdite originatesi in precedenza in un altro Stato membro, non è comparabile a quella di una società i cui risultati rientravano nella competenza fiscale del primo Stato membro per il periodo d’imposta nel corso del quale quest’ultima società ha subito perdite (v., per analogia, sentenza del 17 dicembre 2015, Timac Agro Deutschland, C-388/14, EU:C:2015:829, punto 65).

42      Inoltre, la circostanza che, avendo trasferito la propria residenza fiscale da uno Stato membro ad un altro, una società rientri in successione nella competenza fiscale di due Stati membri è atta a generare un maggiore rischio di doppia deduzione delle perdite, dal momento che siffatta società potrebbe essere indotta a far valere le stesse perdite presso le autorità di tali due Stati membri.

43      Nelle osservazioni presentate alla Corte, il governo del Regno Unito e la Commissione hanno tuttavia osservato, in sostanza, che, secondo la giurisprudenza derivante dalla sentenza del 12 giugno 2018, Bevola e Jens W. Trock (C-650/16, EU:C:2018:424, punto 38), la comparabilità delle situazioni dipende dalla natura definitiva della perdita di cui trattasi nel procedimento principale.

44      A tal riguardo, occorre ricordare che la Corte ha dichiarato che, relativamente alle perdite attribuibili a una stabile organizzazione non residente che ha cessato ogni attività e le cui perdite non sono state e non possono più essere dedotte dal suo reddito imponibile nello Stato membro in cui esercitava la propria attività, la situazione di una società residente che detiene una stabile organizzazione non residente non è diversa da quella di una società residente che ha una stabile organizzazione residente, alla luce dell’obiettivo di prevenzione della doppia deduzione delle perdite, anche se le situazioni di tali due società non sono, in linea di principio, comparabili (v., in tal senso, sentenza del 12 giugno 2018, Bevola e Jens W. Trock, C-650/16, EU:C:2018:424, punti 37 e 38).

45      Tuttavia, un approccio siffatto non può essere ammesso nel caso di una società che, dopo aver trasferito la sede della propria direzione effettiva e, quindi, la propria residenza fiscale dallo Stato membro in cui ha la sede sociale a un altro Stato membro, intenda dedurre in quest’ultimo Stato le perdite da essa subite nel primo Stato membro nel corso di un periodo d’imposta durante il quale quest’ultimo esercitava, in modo esclusivo, la propria competenza fiscale nei confronti di tale società.

46      Infatti, in primo luogo, come rilevato dall’avvocato generale ai paragrafi 56 e 57 delle sue conclusioni, la giurisprudenza richiamata al punto 44 della presente sentenza è stata elaborata in circostanze diverse da quelle oggetto del procedimento principale.

47      Tale giurisprudenza riguarda infatti la possibile deduzione, da parte di una società residente, di perdite subite da una stabile organizzazione non residente di tale società.

48      Detta giurisprudenza riguarda quindi una situazione caratterizzata dalla circostanza che, nel corso di uno stesso periodo d’imposta, la società che intende dedurre dalla sua base imponibile le perdite della sua stabile organizzazione non residente e la stessa stabile organizzazione si trovano in due Stati membri diversi.

49      Orbene, dall’esposizione, da parte del giudice del rinvio, della cronologia dei fatti rilevanti della controversia oggetto del procedimento principale risulta che la Aures ha subito perdite nell’anno 2007 nei Paesi Bassi, nel corso di un periodo d’imposta durante il quale sia la sua sede sociale sia la sede della sua direzione effettiva si trovavano in tale Stato membro, quando non aveva ancora istituito una stabile organizzazione nella Repubblica ceca.

50      In secondo luogo, come rilevato dall’avvocato generale ai paragrafi 72 e 73 delle sue conclusioni, una trasposizione della soluzione elaborata nella sentenza del 12 giugno 2018, Bevola e Jens W. Trock (C-650/16, EU:C:2018:424, punto 38), all’ipotesi menzionata al punto 45 della presente sentenza sarebbe altresì incompatibile con la giurisprudenza della Corte in materia di tassazione in uscita.

51      A tal riguardo, la Corte ha infatti dichiarato, in sostanza, che l’articolo 49 TFUE non osta alla possibilità per lo Stato membro di origine di una società, costituita ai sensi del diritto di tale Stato membro e che abbia effettuato il trasferimento della propria sede della direzione effettiva in un altro Stato membro, di tassare le plusvalenze latenti relative agli elementi patrimoniali di tale società (v., in tal senso, sentenza del 29 novembre 2011, National Grid Indus, C-371/10, EU:C:2011:785, punti 59 e 64).

52      Del pari, lo Stato membro verso il quale una società trasferisce la sede della propria direzione effettiva non può essere tenuto a prendere in considerazione le perdite originatesi prima di tale trasferimento, le quali si riferiscono a periodi d’imposta per i quali tale Stato membro non disponeva di una competenza fiscale nei confronti di detta società.

53      Pertanto, le società residenti che hanno subito perdite in tale Stato membro, da un lato, e le società che hanno trasferito la loro residenza fiscale verso quello stesso Stato membro e che avevano subito perdite in un altro Stato membro nel corso di un periodo d’imposta durante il quale la loro residenza fiscale si trovava in quest’ultimo Stato membro, dall’altro, non si trovano in una situazione comparabile alla luce degli obiettivi volti a preservare la ripartizione del potere impositivo tra gli Stati membri e ad evitare la doppia deduzione delle perdite.

54      Alla luce delle considerazioni sin qui esposte, occorre rispondere alla seconda questione dichiarando che l’articolo 49 TFUE deve essere interpretato nel senso che esso non osta a una normativa di uno Stato membro che escluda la possibilità per una società, che ha trasferito la sede della propria direzione effettiva e, quindi, la propria residenza fiscale in tale Stato membro, di far valere una perdita fiscale originatasi, prima di tale trasferimento, in un altro Stato membro, nel quale essa conserva la propria sede sociale.

 Sulle spese

55      Nei confronti delle parti nel procedimento principale la presente causa costituisce un incidente sollevato dinanzi al giudice nazionale, cui spetta quindi statuire sulle spese. Le spese sostenute da altri soggetti per presentare osservazioni alla Corte non possono dar luogo a rifusione.

Per questi motivi, la Corte (Quarta Sezione) dichiara:

1)      L’articolo 49 TFUE deve essere interpretato nel senso che una società costituita secondo il diritto di uno Stato membro, che trasferisca in un altro Stato membro la sede della propria direzione effettiva senza che tale trasferimento incida sul suo status di società costituita secondo il diritto del primo Stato membro, può fondarsi su tale articolo al fine di contestare il rifiuto del riporto delle perdite anteriori a detto trasferimento oppostole nell’altro Stato membro.

2)      L’articolo 49 TFUE deve essere interpretato nel senso che esso non osta a una normativa di uno Stato membro che escluda la possibilità per una società, che ha trasferito la sede della propria direzione effettiva e, quindi, la propria residenza fiscale in tale Stato membro, di far valere una perdita fiscale originatasi, prima di tale trasferimento, in un altro Stato membro, nel quale essa conserva la propria sede sociale.

Firme


*      Lingua processuale: il ceco.